Anhell69, film documentario di Theo Montoya
RECENSIONE DI MIMMA IANNONE
È una dimensione parallela quella in cui ci trasporta Theo Montoya nel suo film documentario Anhell69, presentato il 25 ottobre in occasione dell’apertura della manifestazione “Venezia a Napoli. Il cinema esteso” nella Settimana Internazionale della Critica.
Nella película che il giovane regista colombiano definisce «senza frontiere, senza genere, trans», ed è sostanzialmente un tributo ai film colombiani, lui stesso si immagina morto in un carro funebre guidato da Victor Gaviria, regista da cui è stato fortemente influenzato, come afferma rivolgendosi ad un pubblico di studenti accorsi a vedere il suo lavoro al cinema Academy Astra.
Scenario del film è la città di Medellìn, importante centro industriale nonché capoluogo del dipartimento di Antioquia, che assume un significato profondo in questo viaggio dalle tinte rosse di feste clandestine, in cui un gruppo di amici fa uso di droghe e attraverso i social riempie il vuoto esistenziale che governa il giorno, mentre la notte è l’unico momento in cui vivere perché, che sia di overdose, di guerriglia, per colpa di un pazzo o della polizia, si muore tante volte in questa parte di mondo da arrivare a non avere aspettative per il futuro. Ma che cos’è il futuro per un paese che non ha mai conosciuto la pace, che ha dovuto aspettare cinquantadue anni affinché fosse firmato un Accordo di Pace? Il riferimento è al 2016, anno in cui il Presidente Juan Manuel Santos e il Leader delle Farc Rodrigo Londoño hanno posto fine ai conflitti in Colombia.
Camilo Najar è il protagonista del film di Montoya. Nel 2017 viene invitato dal regista insieme ad altri amici a partecipare ad alcuni provini. Rappresentano l’immagine di una città inabissata in un nichilismo che non riesce a vedere oltre il buio, tranne che in quel passaggio che trova proprio nel cinema una forma di riscatto. Ed ecco che i provini diventano un momento per vivere il presente, e la videocamera un’arma che con coraggio Montoya sfodera nelle strade infestate dalla violenza.
È un racconto al passato il suo, che parte dalla storia di un ragazzo morto a 21 anni di eroina. È il cinema di quelli che sono stati cacciati via, e il nickname Anhell69 è un ottimo espediente attraverso il quale passare inosservati e nello stesso tempo esserci là dove non ci sono padri e l’unico modello è Pablo Escobar. Quelli che non appartengono, per dirla col regista, gli spettrofili, escono di notte e Anhell, dopo la sua morte, si trasforma in un fantasma, divenendo il simbolo di una generazione vittima della pulizia sociale, dei cacciatori di spettrofili, quelli che vogliono eliminare gli omosessuali, i drogati, i guerriglieri.
«Mi sono rifugiato nel cinema perché era l’unico luogo dove potevo piangere», ha detto Theo Montoya, che ha visto morire ad uno ad uno i propri amici. Forse per questo alla domanda di una studentessa presente in sala ha risposto «abbiamo bisogno di piangere di più».
È un cimitero a cielo aperto quello in cui Scharlott passa davanti alle tombe dei fantasmi del piano B. Montoya chiama così coloro che «attraverso Anhell69 hanno iniziato a convivere con i civili». Scharlott vuole essere filmata da sola, e il suo ultimo testimone è proprio Theo Montoya. «La morte è la nostra amica», racconta al provino, ed è un’idea questa che ha qualcosa di trascendentale, perché concepisce la parte più nera dell’esistenza umana non come una sofferenza, ma come uno spunto per ricominciare. Le inquadrature su Medellìn si alternano tra la cupezza della notte che diventa amore e la bellezza di un giorno che soltanto morendo può rinascere. Un ragazzo scrive su un muro Anhell69 e dice «voglio appartenere». E forse la vita, alla fine, anche per lui è la vera risposta.
XXVII edizione del Premio Penisola Sorrentina
Un connubio, quello fra il Premio e il Master federiciano, che nasce sotto l’egida di una comune volontà di diffondere la cultura cinematografica e di creare una rete di rapporti sinergici fra studiosi, opinion leader, artisti e professionisti del settore. L’obiettivo è determinare opportunità di crescita per il settore attraverso il confronto e il giusto tributo agli artisti che con la loro professionalità hanno arricchito il panorama nazionale e internazionale del Cinema.
Nel corso della serata conclusiva si alterneranno sul palcoscenico del teatro Tasso diversi ospiti, per offrire al pubblico presente una vetrina di eccellenza e per conferire loro attestati di riconoscenza. A Marina Confalone la commissione scientifica del Master assegnerà il riconoscimento alla carriera, mentre quello per l’interpretazione attoriale andrà a Francesco di Leva.
«Il cinema e l’audiovisivo – dichiara Pasquale Sabbatino, coordinatore del Master – sono fra i protagonisti del nostro percorso di specializzazione, che aspira a formare future generazioni di autori e critici. Grazie alla collaborazione con il Premio Penisola Sorrentina possiamo ulteriormente valorizzare le eccellenze artistiche del nostro territorio».
“È importante – sottolinea Vincenzo Caputo, membro del comitato scientifico – che gli studenti entrino in contatto con i protagonisti del mondo teatrale, televisivo e cinematografico. In questo senso abbiamo già in calendario un nuovo “ciclo di conversazioni del Master” che partirà a metà novembre e che vedrà la partecipazione di diversi artisti”.
Il Master, che annovera all’interno del comitato scientifico docenti della Federico II oltre al Maestro Peppe Barra e a Maurizio de Giovanni, ha da poco iniziato il nuovo ciclo e offre numerose opportunità, come quella del Premio Penisola Sorrentina, per un confronto diretto fra gli studenti e gli esperti, gli attori e i tecnici del settore.
Per maggiori informazioni http://www.premiopenisolasorrentina.it
RACCONTI DI MARE
Selezionati dieci finalisti su 400 opere da tutto il mondo
“Racconti di mare”: selezionati dieci finalisti su 400 opere da tutto il mondo
PREMIO CONCETTA BARRA – 9° EDIZIONE ISOLA DI PROCIDA 2/3 SETTEMBRE 2022
100 ANNI CONCETTA BARRA. UN’ARTISTA INFINITA.
Torna il “Premio Concetta Barra” per il nono anno consecutivo il 2 e il 3 settembre a Procida nel centenario della nascita della grande artista. La due giorni nasce dal desiderio dell’Università di Napoli Federico II di onorare e ricordare la cantante e attrice procidana, ambasciatrice di una tradizione popolare che ha saputo rivisitare e interpretare in maniera unica e irripetibile, ripercorrendo il suo rapporto umano ed artistico con la cultura dell’isola che le diede i natali.
Il Premio è istituito dal Master di II livello in “Drammaturgia e Cinematografia” dell’Università federiciana, coordinato da Pasquale Sabbatino, organizzato dall’Associazione PartenArt, con la commissione scientifica coordinata da Massimo Marrelli, già rettore dell’Università Federico II, e col patrocinio del Comune di Procida.
«Il premio è nato dal sogno di molti amici di ricordare una bella figura di donna procidana attraverso il valore di un’isola con tutte le sue tradizioni e tutta la sua bellezza culturale. Quello di Concetta Barra non è un premio incentrato solo sull’arte, ma anche sulla luce, sull’amore per i giovani e sui grandi valori culturali», dichiara Peppe Barra, direttore artistico del Premio, degno e consapevole erede della cultura e della tradizione della madre Concetta Barra e docente del master in “Drammaturgia e Cinematografia” della Federico II.
PROGRAMMA ARTISTICO
La due giorni si apre venerdì 2 settembre, alle ore 19.00, nella suggestiva cornice di Piazza Marina Grande, con l’incontro sul centenario della nascita di Concetta Barra, coordinato da Massimo Marrelli, già Rettore dell’Università di Napoli Federico II, con i saluti di Raimondo Ambrosino, Sindaco di Procida, Leonardo Costagliola, Assessore al Turismo di Procida, e Michele Assante del Leccese, Assessore alla Cultura di Procida, e gli interventi di Peppe Barra, Direttore artistico del Premio, il giornalista Claudio Capitini, che ricorderà l’intervista dedicata a Concetta Barra nel suo libro “Di musica e parole” (Gabrielli editori), Dinko Fabris dell’Università della Basilicata e Responsabile Scientifico del dipartimento di ricerca, editoria e comunicazione del Teatro San Carlo, il regista Lamberto Lambertini, che racconterà il suo ultimo film “Nata a Procida” dedicato alla grande artista, Andrea Mazzucchi, Matteo Palumbo e Pasquale Sabbatino dell’Università di Napoli Federico II e Pier Mario Vescovo dell’Università di Venezia Ca’ Foscari.
A seguire, la Banda Musicale Isola di Procida diretta dal Maestro Francesco Trio.
Si continua sabato 3 settembre, alle ore 19.30, in Piazza Marina Grande, con la Cerimonia di premiazione durante la quale sarà conferito il “Premio Concetta Barra – Isola di Procida” a personalità che si sono distinte nell’ambito della cultura, introdotta dall’intervento di Matteo Lorito, rettore dell’università di Napoli Federico II.
La commissione scientifica, presieduta da Massimo Marrelli e composta da Peppe Barra, Beatrice Alfonzetti (docente dell’università La Sapienza di Roma), Giulio Baffi (critico teatrale), Maurizio de Giovanni (scrittore), Lello Esposito (scultore e pittore e realizzatore del premio), Dinko Fabris (docente dell’università della Basilicata, Responsabile Scientifico del dipartimento di ricerca, editoria e comunicazione del Teatro San Carlo), Andrea Mazzucchi, Matteo Palumbo, Pasquale Sabbatino e Guido Trombetti (docenti dell’Università di Napoli Federico II), e Pier Mario Vescovo (docente dell’Università di Venezia Ca’ Foscari), conferisce il “Premio Concetta Barra” a Mario Autore, Anna Ferraioli Ravel e Domenico Pinelli (interpreti dei fratelli De Filippo nel film di Sergio Rubini), Angelo Branduardi, Giuseppe Luca De Luca Picione, Maurizio Millenotti, Conchita Sannino, Toni Servillo, Ornella Vanoni e Giuseppe Zollo.
A seguito della premiazione, il concerto del Maestro Peppe Barra con Rosalba Santoro (chitarra e voce), Paolo Del Vecchio (chitarra e mandolino), Luca Urciuolo (pianoforte e fisarmonica), Sasà Pelosi (basso acustico), Ivan Lacagnina (percussioni), Francesco de Cristoforo (fiati etnici) e le specialità di Ciro Oliva (pizzeria Concettina ai Tre Santi di Napoli) in omaggio.
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