Al Teatro Bellini di Napoli Don Juan in Soho

Ispirata al Dom Juan ou le Festin de Pierre di Molière del 1665.

Recensione

 

È di scena al Teatro Bellini di Napoli Don Juan in Soho, adattamento della commedia del britannico Patrick Marber ispirata al Dom Juan ou le Festin de Pierre di Molière del 1665.

La regia è affidata a Gabriele Russo che in quest’opera esilarante e al tempo stesso cruda indaga il rapporto tra sessualità e società odierna.

Il protagonista è un dj dedito agli eccessi, interpretato dall’eclettico e coinvolgente Daniele Russo, che su un palcoscenico trasformato in pedana girevole vive il suo essere contemporaneo con spregiudicatezza ed intensità, perché vuole inseguire a tutti i costi i piaceri della carne, anche se a volte lui stesso sembra essere inseguito da un guizzo di coscienza che lo invita a pensare. Alla fine sarà l’eccentricità del suo ‘ego’ a prevalere, la sua natura deprecabile non lo farà pentire, neppure davanti al padre.

Figlio irriverente, nell’opera di Marber si ritrova a Soho, quartiere a luci rosse di Londra. Nella rivisitazione in scena in questi giorni al Bellini Daniele Russo incanta il pubblico con la sua fisicità che sa essere accattivante e mai volgare. Ai momenti seduttivi si affiancano i colori caldi di atmosfere che evocano le notti dei nightclub in cui si perdono Larry (Clive Owen) e Alice (Natalie Portman) di Closer, film di Mike Nichols del 2004, di cui Marber ha firmato la sceneggiatura.

È un quadro di tradizionale ribellione agli schemi quello in cui si muovono tutti gli altri personaggi, e lo fanno con disinvoltura, rimanendo ai margini della pedana per buona parte dello spettacolo, quasi a rimarcare l’unicità di Don Juan o semplicemente il giudizio morale al quale in fondo lo sottopongono. Eppure anch’essi rappresentano una società allo sbando, restando intrappolati nei suoi cliché.

In questo intreccio dalle tinte ritmate di sonorità elettriche, illumina, oltre ad un impianto scenico ben costruito da Roberto Crea, un istrionico Alfonso Postiglione che, in perfetta sincronia col protagonista, veste i panni di Stan, il servitore di Don Juan, e dopo aver invano cercato di convincerlo a cambiare, al momento della ‘resa dei conti’ che implacabile e tuonante governa la scena, abbandona il padrone al suo destino. La luce cala e il corpo di Don Juan si agita sulla pedana, perché si sente vittima travolta dalla sua stessa voglia di sesso. Ormai sembra dannato, proprio lui, l’estremo difensore del libero arbitrio! Ma è solo un attimo. Questo narcisista che non ha paura di esporsi rimane fedele a se stesso. Elvira, interpretata da una straordinaria Noemi Apuzzo, non riesce a farlo redimere, e da moglie tradita si trasforma in attivista ecologica.

Gabriele Russo ci presenta un’opera divertente e provocatoria che, pur nel suo linguaggio spudoratamente moderno, resta attaccata alle radici di un teatro che fa riflettere. Nel suo dinamismo,  mette in luce le contraddizioni dell’umanità, per farci scoprire che i vizi di Don Juan sono i pensieri che non smettono di assomigliarci, e che, il più delle volte per paura di noi stessi, non abbiamo il coraggio di attuare.

Autenticamente imperdibile.

Recensione di Mimma Iannone

Ph. Mario Spada